giovedì 29 agosto 2019

DODICI ROSE A SETTEMBRE DI MAURIZIO DE GIOVANNI (NO SPOILER)

DODICI ROSE A SETTEMBRE
di Maurizio de Giovanni.




Trama: «Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre». Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia. La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po' buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall'ordine ufficiale. Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia. Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto. Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l'ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l'altro, uno sconosciuto invia. Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In "Dodici rose a settembre" compaiono per la prima volta in un romanzo. Sono maschere farsesche sullo sfondo chiassoso di una città amara e stanca di tragedie. Un mondo di fatica del vivere che de Giovanni riesce a far immaginare, oltre all'intreccio delle storie, già solo con il linguaggio parlato dai vari personaggi di ogni strato sociale: ironico, idiomatico, paradossale, immaginoso.

Recensione: Ho finito questo libro da pochissimi muniti e sto trattenendo tutte le emozioni. Non voglio parlare con nessuno perché nella mia mente e nel mio cuore voglio poter tenere con me i personaggi che ho vissuto.

Mina Settembre lavora come assistente sociale nei Quartieri Spagnoli. Il palazzo dove lavora è fatiscente, con molti gradini e l'ascensore non funziona ma per il lavoro che svolge avrebbe bisogno di rampe per le sedie a rotelle o agevolare in qualsiasi modo le persone disabili, persone che frequentano spesso il suo ufficio, eppure quando chiede un posto di facile accesso quasi le ridono in faccia. Il vicino di ufficio è un medico di base Domenico "Mimmo" Gammardella. 
Il lavoro di Mina è difficile anche quando Mimmo le chiede di aiutarla con una paziente, Flor, una ragazzina di undici anni che ha paura che suo padre possa uccidere la madre. 

Da questo punto di vista dovrà affrontare diverse sfide, come poterla aiutare anche se la legge non è dalla parte della donna? 
Mina, che secondo il mio punto di vista è una santa donna, vive con la madre dopo il divorzio dal marito. Una madre che l'assilla perché, se tutte le altre donne hanno un uomo, lei dorme ancora nella sua casa con il pigiama di paperina. Dal momento in cui mette il piede in casa fino a quando esce per andare al lavoro deve convivere con il sottofondo della voce materna.

Intrecciata alla storia di Mina ci sono degli omicidi. Sono una serie e a investigare ci sarà il magistrato De Carolis.
Il particolare di questi omicidi è che le future vittime ricevono delle rose e poi vengono uccise con lo stesso modus operandi.

Questa volta non è stato messo in primo piano la ricerca del serial killer ma la storia di Mina. Questo personaggio bellissimo, tutti gli uomini la vorrebbero e le amiche invidiano il suo fisico, ma lei cosa fa? Si vergogna. Indossa maglioni larghi perché non vuole essere guardata in quel modo. 
Mi è piaciuto molto il rapporto strano e litigioso che ha con Mimmo. Per questo l'ho chiamata santa donna. Pensate di stare vicino ad un uomo che continua a ripetere "chiamami Mimmo", che continua a fissarla in modo strano, rapito dalla sua bellezza, che non capisce al volo quello che intende dire Mina. Ad un certo punto anche io sarei scoppiata! Eppure alla fine lui l'aiuta, è lì presente e cerca di appoggiarla nella scelta di aiutare Flor e la madre.

Diciamo che in questo libro vengono trattati due argomenti delicati. Il primo è l'uomo che picchia la moglie. Lei non vuole denunciarlo ma senza quel foglio scritto dai carabinieri, Mina non può fare nulla. O forse può ma deve infrangere la legge.
Il secondo invece è il menefreghismo che esiste verso i disabili. Questo è un libro, certo, ma quante volte capita di vedere queste ingiustizie? Cosa fa il comune? Nulla, può solo alzare le spalle e continuare a fare quello che fa. 

Tutto il filone di De Carolis e della ricerca del serial killer è più semplice eppure in quei capitoli riesce a riassumere l'essenziale e a far incuriosire maggiormente il lettore. Soprattutto crea una domanda nella testa del lettore: perché l'autore ha scritto queste due storie parallele? Come si incontreranno alla fine? Cosa c'entra un serial killer con Mina?

Eppure vi avviso, quando arriverete alla fine ci saranno due colpi di scena. Uno vi farà ridere e uno vi lascerà di stucco.
Ho apprezzato moltissimo l'ironia che è stata usata, come una vena di colore differente che accompagna le situazioni reali della città di Napoli.

Mi sono soffermata a pensare ai libri di de Giovanni più in generale. 
Mi è capitato di leggere autori che hanno all'attivo diverse serie, un esempio su tutte sono quelle di Jeffery Deaver. Le storie sono diverse ma si sente che le ha scritte lui, come se in qualche modo non è mai riuscito a distaccarsi completamente dai suoi scritti precedenti. Conoscendo la serie di Lojacono e la serie Ricciardi e ora questa nuova avventura trovo incredibile come un autore sia riuscito a creare tre mondi e tre personaggi completamente diversi tra loro ma costruiti con la stessa maestria che li rende tutti reali.
La domanda è: è un bene riuscire a creare tre serie così diverse tra loro? Assolutamente sì. Penso che sia un valore aggiunto che pochissimi scrittori possono vantare.Uno di questi è italiano e si chiama de Giovanni!

Voto: 5/5
Consigliato: Assolutamente sì! 

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