Recensione: spesso quando guardo una copertina e leggo il titolo già mi
immagino parte della storia. Mi creo delle aspettative che quando vengono completamente
ribaltate mi danno una specie di scossa che mi fa amare ancora di più quello
che sto leggendo.
Questo è il caso perfetto!
Fortunata è una ragazza che ha un sogno nel cassetto, preparare dolci.
Un sogno abbastanza facile da realizzare penserete voi. Invece no. Lei deve
seguire le orme di suo padre Emilio e lavorare per l’agenzia di pompe funebri.
Lei sa come parlare con i clienti e come trattare al meglio un corpo. La sua
vita si può quasi definire monotona fino a quando muore una persona importante.
Io vi devo dire la verità, mi sono sempre chiesta quanto sia difficile
lavorare con i cadaveri. Nei telefilm li vediamo sempre belli, perfetti, ma in
realtà come sono?
Il libro si apre con la morte di un bambino di due anni e quello che mi
ha colpito di più è stata la delicatezza con cui Stefania ha raccontato questo
momento e credo proprio che il punto di forza della scrittrice sia proprio
questo: raccontare facendo vivere il momento al lettore.
Ci troviamo a Chioggia in una delle località forse più famose del Veneto
e anche se non l’avete mai visitate potrete farlo con la fantasia:
“Chioggia è un vero spettacolo mentre attende l’alba. Il profumo
penetrante di salsedine sprigionato dalla notte pervade i sensi. Le barche dei pescatori
al largo disegnano ombre più scure mentre il sole si risveglia”
E se non avete mai assistito al Palio potrete goderne facilmente della
sua bellezza:
“Fuoco. Lingue di fuoco che sfidano la gravità e roteano dalle mani
sapienti di un giullare a un altro. Il cielo è una coperta nera stesa sulle
nostre teste. A illuminare la scena a cui sto assistendo a due passi da casa,
in piazza Vigo, sono le stelle. Sulla piazza un terzetto di musicisti: il suono
dell’arpa, del liuto e del flauto accompagna il fuoco che volteggia in un
movimento incessante.”
Diapositive di momenti che vorrei vivere anche io.
Fortunata è uno di quei personaggi che fin da subito trovi simpatica.
Riesci a capire e a percepire la sua tristezza nel non poter seguire il proprio
sogno e nel fatto che il padre ha ormai tracciato la strada lavorativa anche
per lei. Nella sua vita vuole solo dolcezza e poter vedere le persone sorridere
mentre assaggiano un dolce e non vederle piangere e consolare.
Tutta la parte del giallo si sviluppa in modo lineare e il rapporto che
si consolida tra il colonnello che segue le indagine Braghin e Fortunata spinge
il lettore a credere che sia nata una nuova coppia investigativa del giallo.
Parlare di morte non è facile ma l’autrice ha un tatto delicato nel
raccontare alcuni momenti difficili e lo fa anche scegliendo con cura le parole
e sorprendendo il lettore:
“La morte lascia segni difficili da cancellare. Se è violenta, sgrana
gli occhi e spalanca la bocca. Se è improvvisa. Lascia delle rughe attorno allo
sguardo, lo stupore di chi proprio non se lo aspetta un finale simile.”
Un giallo che mi ha colpito, che mi ha fatto sorridere quando trovavo
delle parole in dialetto e che inevitabilmente mi trasportavano alla mia infanzia
e mi ha lasciato affascinata per le descrizioni precise e suggestive.
Uno di quei gialli che quando lo chiudi sorridi soddisfatta perché sai
di aver letto un gran bel libro!
Sono qui in attesa di una nuova avventura di Fortunata perché credo che
abbia ancora tanto da raccontare.
Voto: 5/5
Consigliato: Assolutamente sì!