Trama: Natalie Collins non ha notizie di sua
sorella da mesi. L’ultima volta che si sono parlate, Kit non le era sembrata
serena: in apparenza conduceva una vita normale, tra noiose giornate lavorative
e obblighi sociali autoimposti, ma poi, al riparo dallo sguardo altrui,
piangeva sotto la doccia per la morte della madre. Era sicura che ci fosse
qualcosa di meglio per lei, là fuori, le aveva detto. E Wisewood era proprio
ciò di cui aveva bisogno: un grande progetto dedicato all’automiglioramento, un
soggiorno di sei mesi su un’isola privata al largo della costa del Maine.
Regola numero uno: durante la permanenza a Wisewood, è proibito il contatto con
il resto del mondo – niente internet, niente telefoni, niente eccezioni. Di
fronte allo scetticismo di Natalie, Kit, sentendosi per l’ennesima volta
giudicata dalla sorella cinica e ipercritica, è scomparsa dai radar. Sono
trascorsi sei mesi quando Natalie riceve un’email intimidatoria. Qualcuno, a
Wisewood, minaccia di rivelare il segreto che ha sempre tenuto nascosto a Kit.
In preda al panico, Natalie corre dalla sorella per riportarla a casa. Ma
scoprirà che Wisewood non è disposta a rinunciare a nessuno.
Recensione: questo libro non vedevo l’ora di leggerlo, nella mia testa
continua a girare la storia di Rose Gold (il primo libro dell’autrice che non è
collegato a questo secondo thriller), ma non vi parlo solo della storia in sé,
che fa comunque accapponare la pelle, ma anche per il modo in cui è stata
raccontata.