giovedì 26 agosto 2021

REGINA ROSSA DI JUAN GOMEZ-JURADO (NO SPOILER)

 REGINA ROSSA 

di Juan Gomez-Jurado


Trama: Antonia Scott è speciale. Molto speciale. Non è una poliziotta né una criminologa. Non ha mai impugnato un’arma né portato un distintivo. Eppure ha risolto dozzine di casi. Ma è da tempo che non esce dalla sua soffitta a Lavapiés. Dotata di un’intelligenza straordinaria, è stanca di vivere: ciò che ha perso contava molto più di ciò che l’aspetta là fuori. Jon Gutiérrez, quarantatré anni, omosessuale, ispettore di polizia a Bilbao, è nei guai: su Internet circola un video in cui, nell’intento di aiutare una giovane prostituta, introduce nell’auto del suo protettore una dose di eroina sufficiente a mandarlo dritto in prigione. A farli conoscere è Mentor, la misteriosa figura a capo dell’unità spagnola di Regina Rossa: un programma segreto volto alla cattura di criminali di alto profilo in Europa. Così, loro malgrado, Antonia e Jon si trovano a collaborare a un caso spinoso: il cadavere di Álvaro Trueba, il figlio della presidentessa della banca più grande d’Europa, è stato ritrovato in una villa immacolata con un calice pieno di sangue in mano. La stessa notte, anche Carla Ortiz, figlia di uno dei più ricchi imprenditori del mondo, è scomparsa. Entrambe le famiglie hanno ricevuto una telefonata da un uomo che dice di chiamarsi Ezequiel, ma non vogliono rivelare i dettagli della conversazione avuta con lui: evidentemente, ci sono dei segreti così grandi da non poter essere sacrificati nemmeno in nome di un figlio. Chi è Ezequiel? Si tratta di uno psicopatico o dietro c’è qualcosa di più? Per Antonia e Jon scatta così una disperata corsa contro il tempo, tra false piste, pestate di piedi e trappole mortali, attraverso i meandri più oscuri di Madrid.

 Recensione: Ho acquistato Regina rossa seguendo la scia dei fantastici commenti che leggevo. In tanti lo considerano il miglior thriller del momento mentre altri sono rimasti impressionati dai protagonisti.

Io posso dirvi che mi sono innamorata di tutti e due.


 Regina rossa è un programma segreto che ha il compito di risolvere i casi di omicidio apparentemente impossibili. La loro forza è la segretezza. Lavorano in modo diverso rispetto alla polizia e una volta risolto il caso non si prendono il merito, a loro non interessa.

 “Noi non siamo la polizia. La polizia è lenta, sicura, prevedibile. È un elefante che china la testa, si prefigge una meta e devasta tutto quello che incontra. Noi siamo un’altra cosa.”

 La punta di diamante per riuscire a risolvere i casi è Antonia. Lei non è una poliziotta, non ha mai sparato, non ha fatto nessun corso per entrare in accademia però è una donna speciale. È riconosciuta come la persona più intelligente al mondo. A lei basta osservare un corpo che la sua mente inizia a fare calcoli, cercare strade alternative e capire come può essere successo. Una mente geniale che deve portarsi dietro un bagaglio personale difficile.

 A capo dell’unità c’è Mentor, questo uomo che può e riesce a ottenere quello che vuole ed è proprio grazie a lui che Antonia incontra Jon. Un poliziotto che ormai è stato sospeso dal lavoro e non ha uno stipendio per colpa di uno sgarro che ha fatto.

Se questo sgarro è giusto o sbagliato dipende dalla chiave di lettura che diamo noi singoli lettori.

 Ci sono tantissimi elementi che ho trovato interessanti ma anche affascinati.

La prima scena del crimine penso sia spettacolare, un ragazzo seduto sul divano, con le gambe accavallate che stringe tra le mani un calice in cristallo pieno di sangue. Guardandolo in modo distratto sembra una persona seduta comoda dopo una giornata pesante ma quando lo osservi da vicino riesci a capire “l’opera d’arte” che ha compiuto l’assassino.

 Il libro è ambientato in Spagna ma l’autore non si è concentrato molto sulle descrizioni della città, non gli interessava farci conoscere bene le strade o i luoghi tipici. Il focus del libro sono, oltre i protagonisti, i sentimenti che provano.

 Oltre all’omicidio viene rapita la figlia di uno dei più ricchi imprenditori del paese. Viene rinchiusa in una stanza buia e da sola. Noi riusciamo a sentire le sue emozioni uscire dalla pagina, ogni riga è un pugno allo stomaco. Ha paura, prova dolore, sente che sta perdendo. Carla sente il suo mondo crollare e noi entriamo nel suo vortice di emozioni.

 “La paura non è ancora arrivata. I dolore pungente si è ritirato, ma ha lasciato il fratello minore, il martellio. Ora il suo volto è come la pelle di un tamburo che riceve una percussione costante, inclemente, e che irradia quel dolore verso gli occhi, l’attaccatura dei capelli, le orecchie…”

 I protagonisti Antonia e Jon sono due linee parallele. Se le osservi sono come il giorno e la notte. Antonia è una persona riflessiva, che pensa al suicidio tre minuti al giorno, e sono proprio quei tre minuti che l’aiutano ad andare avanti. Come dicevo prima ha un bagaglio personale molto pesante. Si dà la colpa di tutto, di quello che è successo tre anni prima, di come sono andate le cose e di quello che sente di aver perso. La sua valvola di sfogo è la nonna, che durante le loro telefonate si concede un bicchiere di vino rosso e la spinge ad andare avanti con la sua vita, che non può rimanere lì, seduta sul pavimento di una casa che ormai è vuota e che non contiene quasi nulla di indispensabile per vivere.

Lei non vuole essere toccata, vuole rimanere da sola eppure, quando arriva Jon riesce a convincerla a uscire dal quel bunker che si è creata da sola.

Jon non è grasso, cioè, fa fatica a salire le scale, i bottoni della camicia tirano leggermente sulla pancia ma lo ribadisce spesso nel libro: lui non è grasso, è solo robusto per via dei muscoli. Lui è davvero un personaggio che smorza la rigidità di Antonia.

Insieme sono una macchina ben oliata e grazie a questo riescono a superare gli ostacoli che l’assassino gli mette davanti.

 Mi piace come si sono comportati tra di loro, non è stato sempre tutto rose e fiori eppure questo loro comportamento li ha resi veri e vivi.

 Una cosa che per le prime quattro o cinque pagine mi ha fatto storcere il naso è stata il tipo di scrittura di Juan Gòmez-Jurado. Se sono abituata a leggere libri dove l’autore è distaccato e racconta i fatti, lo scrittore di regina rossa invece toglie la barriera tra romanzo e lettore.

Ti prende la mano, ti offre una bella tazza di caffè e inizia a raccontare la storia come se fossi il suo migliore amico.

Una volta entrata nel mood giusto ho scoperto che mi piace molto questa caratteristica.

 Insomma, dobbiamo aspettare ancora qualche mese per leggere il secondo libro di questa trilogia ma devo ammettere che è partita davvero alla grande. Non sono riuscita a trovargli nessun difetto. Mi ha fatto emozionare, incuriosire e non vedovo l’ora di avere tra le mani questo romanzo per leggerlo!


 Voto:5/5

Consigliato: Assolutamente sì!