LA CASA DEI RICORDI
di Donato Carrisi
Trama: Un
bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno,
quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra
stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è
impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una
casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è
l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze,
viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua
storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare
un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa
dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia,
Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata.
L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova
intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è
quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.
Recensione:
quest’anno Carrisi ci ha stupito per ben due volte. Prima ha annunciato
l’uscita del suo nuovo film tratto dal romanzo “Io sono l’abisso” e qualche
giorno dopo ecco spuntare la copertina di un romanzo.
Questa storia,
ha come protagonista l’ipnotista fiorentino Gerber che abbiamo già incontrato
nel precedente romanzo “la casa delle voci”.
Nico, un bambino
di dodici anni, viene ritrovato in mezzo ai boschi da una signora anziana
allevatrice di cavalli. Il ragazzino era scomparso qualche mese prima con la
madre. La prima impressione è che lui sta bene ma in realtà non parla.
All’ipnotista
basta un solo sguardo per capire che dietro quel mutismo si trova qualcos’altro,
ben presto il lettore si ritroverà a fare un viaggio nella mente non del
ragazzino, ma di qualcuno che sta raccontando una storia attraverso le parole
di Nico.
Quando inizio a
leggere un romanzo di Carrisi cerco di farlo sempre quando sono da sola e in
assoluto silenzio (cosa che non mi capita con gli altri romanzi). Ho bisogno di
concentrazione perché l’autore ha la capacità di entrarti nella testa, di farti
vedere e sentire tutte le sensazioni che provano i personaggi e tu sei lì,
tranquilla che leggi, e ad un certo punto la storia prende una piega diversa.
Qui ci troviamo
di fronte a tre personaggi principali. Gerber, che abbiamo già conosciuto ma
che in questo romanzo approfondiamo ancora di più con la sua storia tormentata
con il padre e la sua vita personale. Devo ammettere che, tra tutti i
personaggi che ho conosciuto nei vari romanzi, questo è quello con cui ho meno
affinità. Non riesco ad essere coinvolta, non è scattata quella scintilla come
con Marcus e Sandra (Il tribunale delle anime).
Poi c’è Nico,
questo ragazzino di origine Albanese che mi fa tenerezza dal primo momento che
l’ho incontrato. Me lo immagino camminare nei boschi spaesato. La sua mente
bloccata ma il suo vero IO è all’interno che grida aiuto.
E alla fine lui,
il personaggio chiave che è entrato nella mente del ragazzino e che tramite lui
è riuscito a raccontare la sua storia, il suo passato difficile e di quell’orco
che si è ritrovato in casa.
Durante la
lettura, fin dai primi capitoli si ha sempre quella sensazione che in realtà
sta succedendo qualcosa ma non sappiamo esattamente cosa. Un po’ come un suono
in sottofondo che non ci dà fastidio però nel momento in cui smette ci sentiamo
sollevati.
Come sempre la
scrittura di Carrisi è come un fiume in piena. Ti prende, ti avvolge e
difficilmente riesci a staccarti dalle sue parole e quando lo devi fare non
vedi l’ora di ritrovarle. Come dico sempre, i thriller psicologici devono
essere in costante equilibrio. Bisogna riuscire a dosare in modo giusto le
sensazione, i personaggi e la storia. In questo caso noi veniamo a conoscenza
della storia raccontata dal ragazzino a piccole dosi che si interrompono sempre
nel momento in cui il lettore vuole una risposta, ma dovrà aspettare.
Qui ci sono
tutte le carte in regola per dire che questo è uno dei romanzi dell’anno però
io ho un piccolo ma…
Se la storia
raccontata nelle sedute era davvero interessante e leggevo in modo avido per la
troppa curiosità, tutta la parte della storia passata del protagonista Gerber
non è riuscita a prendermi. In alcuni momenti ho avuto la sensazione che
l’autore abbia prolungato troppo il mistero della stanza chiusa del padre e
della sua vita e di quei tulipani gialli buttati nel cestino. E devo dire che
mi spiace moltissimo e spero solo che nel prossimo romanzo possa scattare la
scintilla e farmi apprezzare la sua storia.
Una cosa che ho
amato molto è come viene descritta la parte della città dove vive Gerber. Visto
che lui non usa quasi mai l’auto e preferisce farsi una bella camminata,
tramite i suoi occhi possiamo conoscere piccoli scorci di Firenze, dal negozio
che vende delle specialità tipiche fino alla farmacia antica.
Arriviamo al
finale, ebbene sì, anche voi lo sapete che i suoi finale di romanzi o sono
talmente criptici che bisogna rileggerli almeno due volte oppure ti lascia la
storia in sospeso e tu sei lì, che dovrai aspettare il prossimo romanzo per
vedere come va a finire.
Ecco,
preparatevi perché qui nulla è chiuso, tutto è ancora da definire e sicuramente
ci sarà un seguito. Speriamo solo di non dover attendere anni come le altre
serie.
Voto: 4/5
Consigliato: Sì,
anche se non è scoccata la scintilla con il protagonista questo romanzo è da
leggere assolutamente.