martedì 7 dicembre 2021

LA CASA DEI RICORDI DI DONATO CARRISI (NO SPOILER)

 LA CASA DEI RICORDI

di Donato Carrisi

Trama: Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.

 

Recensione: quest’anno Carrisi ci ha stupito per ben due volte. Prima ha annunciato l’uscita del suo nuovo film tratto dal romanzo “Io sono l’abisso” e qualche giorno dopo ecco spuntare la copertina di un romanzo.


Questa storia, ha come protagonista l’ipnotista fiorentino Gerber che abbiamo già incontrato nel precedente romanzo “la casa delle voci”.

 Nico, un bambino di dodici anni, viene ritrovato in mezzo ai boschi da una signora anziana allevatrice di cavalli. Il ragazzino era scomparso qualche mese prima con la madre. La prima impressione è che lui sta bene ma in realtà non parla.

All’ipnotista basta un solo sguardo per capire che dietro quel mutismo si trova qualcos’altro, ben presto il lettore si ritroverà a fare un viaggio nella mente non del ragazzino, ma di qualcuno che sta raccontando una storia attraverso le parole di Nico.

 Quando inizio a leggere un romanzo di Carrisi cerco di farlo sempre quando sono da sola e in assoluto silenzio (cosa che non mi capita con gli altri romanzi). Ho bisogno di concentrazione perché l’autore ha la capacità di entrarti nella testa, di farti vedere e sentire tutte le sensazioni che provano i personaggi e tu sei lì, tranquilla che leggi, e ad un certo punto la storia prende una piega diversa.

 Qui ci troviamo di fronte a tre personaggi principali. Gerber, che abbiamo già conosciuto ma che in questo romanzo approfondiamo ancora di più con la sua storia tormentata con il padre e la sua vita personale. Devo ammettere che, tra tutti i personaggi che ho conosciuto nei vari romanzi, questo è quello con cui ho meno affinità. Non riesco ad essere coinvolta, non è scattata quella scintilla come con Marcus e Sandra (Il tribunale delle anime).

 Poi c’è Nico, questo ragazzino di origine Albanese che mi fa tenerezza dal primo momento che l’ho incontrato. Me lo immagino camminare nei boschi spaesato. La sua mente bloccata ma il suo vero IO è all’interno che grida aiuto.

 E alla fine lui, il personaggio chiave che è entrato nella mente del ragazzino e che tramite lui è riuscito a raccontare la sua storia, il suo passato difficile e di quell’orco che si è ritrovato in casa.

 Durante la lettura, fin dai primi capitoli si ha sempre quella sensazione che in realtà sta succedendo qualcosa ma non sappiamo esattamente cosa. Un po’ come un suono in sottofondo che non ci dà fastidio però nel momento in cui smette ci sentiamo sollevati.

 Come sempre la scrittura di Carrisi è come un fiume in piena. Ti prende, ti avvolge e difficilmente riesci a staccarti dalle sue parole e quando lo devi fare non vedi l’ora di ritrovarle. Come dico sempre, i thriller psicologici devono essere in costante equilibrio. Bisogna riuscire a dosare in modo giusto le sensazione, i personaggi e la storia. In questo caso noi veniamo a conoscenza della storia raccontata dal ragazzino a piccole dosi che si interrompono sempre nel momento in cui il lettore vuole una risposta, ma dovrà aspettare.

 Qui ci sono tutte le carte in regola per dire che questo è uno dei romanzi dell’anno però io ho un piccolo ma…

 Se la storia raccontata nelle sedute era davvero interessante e leggevo in modo avido per la troppa curiosità, tutta la parte della storia passata del protagonista Gerber non è riuscita a prendermi. In alcuni momenti ho avuto la sensazione che l’autore abbia prolungato troppo il mistero della stanza chiusa del padre e della sua vita e di quei tulipani gialli buttati nel cestino. E devo dire che mi spiace moltissimo e spero solo che nel prossimo romanzo possa scattare la scintilla e farmi apprezzare la sua storia.

 Una cosa che ho amato molto è come viene descritta la parte della città dove vive Gerber. Visto che lui non usa quasi mai l’auto e preferisce farsi una bella camminata, tramite i suoi occhi possiamo conoscere piccoli scorci di Firenze, dal negozio che vende delle specialità tipiche fino alla farmacia antica.

 Arriviamo al finale, ebbene sì, anche voi lo sapete che i suoi finale di romanzi o sono talmente criptici che bisogna rileggerli almeno due volte oppure ti lascia la storia in sospeso e tu sei lì, che dovrai aspettare il prossimo romanzo per vedere come va a finire.

Ecco, preparatevi perché qui nulla è chiuso, tutto è ancora da definire e sicuramente ci sarà un seguito. Speriamo solo di non dover attendere anni come le altre serie.

 

Voto: 4/5

Consigliato: Sì, anche se non è scoccata la scintilla con il protagonista questo romanzo è da leggere assolutamente.