COME DELFINI TRA PESCECANI. UN’INDAGINE PER I CINQUE DI MONTEVERDE
Di François Morlupi
Trama: È un ottimo poliziotto, il commissario Ansaldi, anche se da tempo immemore soffre di ipocondria e di attacchi d'ansia che rendono complicate anche le attività più semplici, nella vita come nel lavoro. Per fortuna il quartiere al quale è stato assegnato, Monteverde, è un'oasi di pace nel caos della capitale: un posto tranquillo, dove non succede mai niente. Forse è per questo che sotto il suo comando sono stati destinati altri quattro soggetti "particolari", come ad esempio Eugénie Loy, il suo braccio destro, che soffre di un disturbo antisociale della personalità che la rende apparentemente insensibile, una "portatrice sana di disperazione" come la definiscono i colleghi, che però riconoscono in lei ottime doti investigative. Sono così, i Cinque di Monteverde: uomini e donne alle prese con le loro debolezze, ma capaci, insieme, di trasformarle in forza. Un venerdì pomeriggio, un ultraottantenne vedovo e solitario viene trovato senza vita nel proprio appartamento, con un cappio al collo. Si direbbe un caso facile, il classico suicidio. Ma qualcosa non quadra ad Ansaldi e ai suoi, e quel piccolo dubbio si trasforma, nel volgere di pochi giorni, in un'indagine che turberà non solo la quiete di Monteverde ma anche le stanze della politica. Demolendo con sarcasmo graffiante lo stereotipo del poliziotto supereroe, Morlupi ha saputo dare un volto credibile a chi per mestiere affronta il crimine, alternando intuizioni fulminee a epiche figuracce.
** Avviso i lettori, durante
questa recensione ci sarà un pronostico… continuate pure a leggere per scoprire
di cosa si tratta**
Recensione: questo libro definirlo un giallo
credo che sia riduttivo. L’autore è riuscito a creare un micro mondo fatto di
personaggi ed emozioni che escono prepotentemente dalle pagine ed entrano nel
cuore del lettore.
Il commissario Ansaldi e la sua
squadra ricevono una telefonata, un uomo anziano viene ritrovato impiccato
nella sua casa. Guardando la scena del crimine sembra chiaro che sia solo un
suicidio. Giancarlo Gordi, un uomo che viveva da solo, anni prima aveva perso
un figlio per colpa di un brutto incidente e qualche anno dopo aveva perso
anche la moglie. La tristezza aveva preso il sopravvento fino alla decisione
finale di lasciare questo mondo, eppure per il vice ispettore Eugénie c’è
qualcosa che non quadra. È solo una sensazione eppure lei non se la lascia
sfuggire e inizierà ad indagare più a fondo fino a scoperchiare un vaso di
Pandora.
Una storia lineare, e a tratti
divertente, che lascia molto spazio non solo all’investigazione ma anche al gruppo
di poliziotti di Monteverde ed è impossibile non avere una certa simpatia per
questi personaggi.
Ansaldi penso che sia l’esatto
opposto di tutti i commissari che ho conosciuto in anni di lettura. Ama la
letteratura ma preferisce i libri che parlano di arte, ha una pancia
pronunciata ed è ipocondriaco.
Mi ha fatto sorridere molto la
scena dove Ansaldi va in farmacia per dei sintomi immaginari e grazie ad una
locandina “scopre” di non aver mai fatto un esame ai polmoni.
E poi ci sono loro, i miei
preferiti, soprannominati i Ringo boy, Leoncini e Di Chiara. Sono quei
personaggi che secondo me ci devono sempre essere in un libro, sono l’ago della
bilancia tra quei personaggi di polso e attenti fino all’esagerazione nel
rispettare le regole e i personaggi secondari che compaiono poco ma importanti
per il racconto.
Io ho amato questo stacco, sia
dal punto di vista personale (quanto mi sarebbe piaciuto poter assistere a quel
concerto e urlare Everybodyyyy Yeahhhh) ma anche dal punto di vista della
storia. Un respiro tra l’indagine e i personaggi che mi ha spinto e invogliato
ancora di più a scoprire chi fosse questo ragazzo, quale fosse l’Evento e
perché era importante per la storia principale.
Consigliato: Sì, e sono sicura
che questa sarà la prima indagine, di una lunga serie, del gruppo di
Monteverde.