Recensione: i thriller soprannaturali stanno diventando un filone sempre
più ampio, spesso piace il modo contorno in cui viene spiegato il finale oppure
come delle semplici cose possono avere delle spiegazioni non sempre logiche.
Questo libro gira attorno ad un villaggio, Silvertjar. Qui vivevano dei
minatori ma c’era tutto il necessario per sopravvivere, un negozio alimentari,
un panificio, una scuola… e una chiesa. La comunità era molto unita e la chiesa
era il fulcro delle loro vite, soprattutto domenicali.
Sembra tutto normale fino a quando, un giorno del 1959, tutti gli
abitanti svaniscono nel nulla e viene ritrovato solo un corpo lapidato
attaccato ad un palo.
Eppure in quel villaggio c’è un piccolo spiraglio, infatti una neonata è
stata abbandonata tra i banchi della scuola.
Presente. Alice, una giovane studentessa, decide di girare un
documentario proprio su questo luogo pieno di misteri, con lei ci saranno altri
ragazzi ad aiutarla ma ben presto capiscono che non sono soli in quel luogo
sperduto e dimenticato da Dio.
Ho amato questo libro, dall’inizio alla fine e ci sono tutti gli
elementi per farlo. La storia viene raccontata su due filoni differenti, quella
del presente, dove Alice e i suoi amici arrivano nel villaggio e organizzano
tutto per girare le scene e scattare le fotografie, e il filone del passato.
La cosa bella che del passato non ci sono tantissimi capitoli ma il
giusto necessario per conoscere le basi della storia, l’inizio della matassa
che poi verrà pian piano srotolata nel presente.
Non ho trovato una forte caratterizzazione dei protagonisti anche se
ognuno di loro ha una bella impronta e riuscirete facilmente a ricordarvi i
loro nomi, ma forse questa è solo una mia sensazione perché la storia è
talmente potente che volevo solo scoprire la verità e capire come, novecento
persone, possono scomparire nel nulla.
Per tutto il tempo i protagonisti hanno la sensazione di essere
osservati, vi dirò, mentre leggevo anche io ho provato quel brividino lungo la
schiena. L’autrice è riuscita, anche con pochi elementi, a creare molte aspettative
e a far sentire il lettore come parte integrante del gruppo.
Ad un certo punto, senza che nessuno se ne sia reso conto, tutto
precipita, uno dietro l’altro iniziano ad accadere diversi fatti ma quello che
si percepisce è che qualcuno non li vuole lì.
Il finale, per un certo senso ti lascia l’amaro in bocca, ma non perché
sia deludente, assolutamente no, ma per un elemento preciso… chi lo leggerà,
capirà.
Voto: 5/5