venerdì 28 giugno 2024

DIECI COSE CHE HO IMPARATO DA JESSICA FLATCHER DI ALICE GUERRA

Trama: “Chissà se anche Luigino ha iniziato a pensarla come me e per questo ha cominciato a mettersi le camicie con le angurie. Era demenza senile oppure aveva semplicemente iniziato a volersi bene?” Luigino, novantenne di Mestre che vive in compagnia delle sue galline, una mattina sparisce senza lasciare traccia. Un riluttante commissario siciliano, che odia il Veneto e sogna il trasferimento, sarà costretto a farsi carico delle indagini, ma la vera investigatrice – caparbia e inarrestabile come la sua mentore Jessica Fletcher – sarà Alice: una ragazza che si autoproclama “l’influencer di Mestre” e che non smette di ficcare il naso al bar, alle poste, al gingerino pomeridiano delle amiche della zia e, soprattutto, all’interno della stessa casa di Luigino. Guidata dai principi e dagli insegnamenti della sua adoratissima Signora in giallo – tra cui: “Anche la tua amica può essere un’assassina”, “Se qualcosa non torna, è meglio ficcare il naso” e “Chi ha bisogno di dimostrare il proprio valore non vale poi molto” – della quale non perde una puntata, Alice inizia a scoprire qualcosa di più sulla vita e sul mondo di Luigino, che sotto molti aspetti sono simili ai suoi. 

 

Recensione: Questo libro l’ho divorato! Ma partiamo dall’inizio… ci troviamo a Mestre e un giorno Luigino, un uomo di novanta anni scompare. Naturalmente tra le vicine di casa c’è del fermento. Dov’è finito Luigino e soprattutto, chi darà da mangiare alle sue galline?

Qui entra in gioco proprio Alice, una donna sopra le righe che andrà in cerca dalla verità guidata dalla fantastica zia Rosetta e dalle regole di Jessica Fletcher, sì perché per scoprire la verità lei si affida soprattutto a quello che ha imparato in anni e anni di repliche della signora in giallo. Naturalmente la nostra protagonista la prima cosa che decide di fare è parlare con il commissario Salvatore Lo Casso (per la zia) ma Lo Cascio (per il resto del mondo) ma l’incontro non è dei migliore. Il commissario vuole solo andarsene da questa regione fatta di persone antipatiche, poi c’è la nebbia, e il mare di Jesolo è sporco, c’è umidità la sera e poi le ragazze venete sono fredde… lui vuole ritornare al paese ma per ora può solo attendere il famoso “pacco da giù”.


Però alla fine Il commissario si convince e anche lui inizia a fare qualche domanda in giro su Luigino.

Questo libro è divertente, ironico e che strizza l’occhio ai gialli moderni e riesce ad uscire dagli schemi del genere.

Io mi sono sentita subito a casa leggendo delle parole in veneto, sono quelle che usa mia nonna in casa, che fanno parte della mia infanzia e che tengo strette nel cuore. Ma naturalmente non preoccupatevi, anche se non conoscete il dialetto alla fine del capitolo potrete trovare la traduzione in italiano. Comunque parliamo di una manciata di parole, niente di difficile da gestire.

Quello che ho amato è la protagonista, è riuscita subito ad entrare nel mio cuore da lettrice e bastano davvero poche battute per farmi sorridere. La zia Rosetta, anche lei è fantastica e sono convinta che tutte noi abbiamo una zia così, quella che durante le riunioni di famiglia riesce a metterti a disagio e che puntualmente storpia le parole in inglese. 

In contrapposizione a loro due c’è il commissario che anche se sembra una di quelle persone dure e difficili da capire, pian piano scopri un lato diverso da quello che vuole dimostrare.

Mio caro Salvatore Lo Cascio, ti capisco benissimo, anche io amo il cibo della Sicilia (anche perché io ho origini siciliane oltre che venete) però mi piace che gran parte dei luoghi comuni sul veneto vengono annientati… ammettiamolo, quale regione di Italia è brutta? Ma nessuna! Poi si mangia bene dappertutto, è solo questione di abitudine.

Un libro che consiglio se si vuole sorridere, passare qualche ora a rilassarsi e perché no, da portarsi in vacanza!